Tracciaminima – Cronaca di un girotondo

📰 Questo è un articolo pubblicato originariamente sulla versione cartacea de La Spinta, Terza uscita di Ottobre 2020. Visita l'archivio e scarica le precedenti uscite.

Incontro Caterina in uno degli ultimi pomeriggi di fine estate, con il sole ancora caldo ma con l’aria che preannuncia l’arrivo inesorabile dell’autunno. Ci diamo appuntamento per una birra e un tagliere che divoro tutto io, Caterina è vegetariana, non lo sapevo (o forse sì). Tanto meglio penso, perché in fin dei conti è lei, qui, che ha una storia da raccontare.


Iniziamo dal principio: Tracciaminima chi è?
Io (Caterina ndr), Simone, Aurora e Daniele. Due autoctoni (io di Ranco e
Aurora di Lesa) e due no. Io e il mio ragazzo siamo appassionati di cammini,
l’estate scorsa abbiamo fatto il cammino materano dove abbiamo conosciuto persone che hanno lavorato al cammino. Durante il lockdown
ci siamo trovati a riflettere rispetto all’estate che sarebbe arrivata
e al movimento lento. Così è nata l’idea: collegare i cammini presenti
nella nostra zona del Lago Maggiore. Ho coinvolto Aurora che vuole restare
qui sul lago per trovare lavoro nel campo del turismo e Daniele, il suo
ragazzo. Lei ha una tesi magistrale sulla valorizzazione gastronomica
del pesce di lago. Lui è urbanista, quindi siamo in buone mani per la
mappatura del tracciato.

Quindi il vostro viaggio intorno al lago di questa estate è stato una vacanza, ma con un occhio al progetto futuro di mappatura dei percorsi?
Sì noi avevamo già in mente che non si sarebbe esaurito tutto tornando a
casa. È stata un’esplorazione per tutti, soprattutto sul lato della credibilità
della proposta. Abbiamo fatto un lavoro di mappatura grazie ai documenti
di Agenda 21 Laghi, CAI di Luino, applicazioni di sentieri, e li abbiamo uniti: poi è arrivata la prova sul campo. Gli errori erano stati messi in conto.

Beh, ma gli errori sono sempre la parte migliore…
Assolutamente sì! (ride)

È stato un viaggio anche social mi pare di capire. Avete fatto un gran lavoro prima di partire, realizzando pagina facebook e profilo Instagram, coinvolgendo la gente, in un certo senso avete creato l’attesa della vostra partenza.
Si, è vero e devo dire che anche l’esperienza di multifactory del mio ragazzo
ha contribuito alla nascita del progetto. Si tratta di spazi di lavoro condiviso per imprenditori, artigiani e artisti con ottica di economia di comunità per creare sinergie fra realtà diverse. L’approccio è di “governance orizzontale”: coinvolgendo le realtà su cui si lavora si prova a creare servizi che mancano. Questa sua impostazione l’abbiamo applicata al progetto e ci ha dato la possibilità di capire se la gente è interessata ad essere coinvolta perché la cosa funziona solo se più persone si dedicano, per dare senso di unione ai pezzetti di strada che ognuno percorre. Sapere che tutti i giorni
faccio un pezzo della Quassa a piedi che è nel cammino del Lago Maggiore
dà un senso di appartenenza a un qualcosa di più grande. Io ho un master sulle migrazioni e ho interesse in antropologia della mobilità. Anche questo rientra nell’idea di riqualificazione del lago, nel creare lavoro ed
occasioni a chi vive qui evitando gli spopolamenti e i giovani obbligati ad
andarsene altrove.

Hai toccato il mio pallino, il creare occasioni di lavoro qui. Abbiamo puntato molto su questo anche noi in campagna elettorale e continuiamo
a ragionarci, condividiamo tutto il discorso. Poi io credo che ci siano un sacco di competenze qui, che devono essere messe in connessione
per far germogliare l’innovazione.

Noi ci siamo detti: creiamo il cammino, ma solo se creiamo uno spazio
per fare cose che ci piacciono e magari delle occasioni per il nostro
futuro, anche perché a questo punto il cammino diventa ancora più sfidante. Daniele ad esempio ha una tesi sulla riqualificazione di una sponda, mettendo in dialogo lago e montagna. Le nostre competenze sono messe a disposizione e sono fondamentali.

Ne sono convinto. Devo dire che io credo molto nel territorio del lago e in quanto abbiano in comune i paesi rivieraschi però non ho l’impressione che si parlano abbastanza, è un territorio molto diviso. È questo che mi è subito piaciuto della vostra idea, per unire un territorio avete fatto la cosa più semplice ma più geniale, ci avete camminato intorno, che è un esercizio di conoscenza fenomenale per riuscire a creare una rete.
Eravamo alla ricerca di ciò che può caratterizzare un progetto di questo
tipo e camminando ci siamo accorti che le sponde non comunicano
proprio, questo è il tema. Ci torneremo su questo punto, per ora restituiamo
le tracce.

Bello non chiamarli percorsi ma tracce…
La scelta del nome è stata lunga, ma facendo il logo ci è venuto in mente il
nome “Traccia minima”. È stata una sorpresa anche per noi. Camminando
lasciamo indietro tracce, che sono i resti del nostro percorrere, ma ci curiamo di non lasciare tracce negative(es. rifiuti lungo il nostro percorso).
Va letto in duplice modo.

Avete cercato di unire i nodi principali di ogni luogo o avete privilegiato il percorso in sé?
Di sicuro abbiamo dato più importanzaal percorso. Abbiamo provato a
campeggiare dove possibile, a lago, ma abbiamo percorso l’anello a mezza costa, evitando le statali, facendo poi delle bretelle a lago. Il percorso è lungo, anche di un paio di settimane, ma si potranno fare i tratti che si vuole. Con il battello puoi inventarti il percorso che vuoi. Non abbiamo pensato: “dobbiamo passare per forza di qui” ma abbiamo cercato
un’ottimizzazione del percorso per esplorare il territorio senza sapere
prima cosa trovare.

Un’altra cosa interessante è che quando uno parte ed è fisicamente molto lontano da casa fa determinati pensieri, casa diventa distante.
Voi come avete gestito questa cosa?
Quando sei in Svizzera ti senti lontano (ride), ma è bello ovunque. Prenotare una camera per dormire a Laveno è stato curioso in effetti, una cosa strana. Ci siamo detti “no dai, lo stiamo facendo davvero?” Percorrere
strade che sono scontate in auto diventa fonte di scoperta comunque, quello che non hai mai fatto e non conosci ti spinge a scoprire, a riscoprire gli aspetti nuovi nei paesaggi famigliari. Da Cannobbio in avanti è stato una scoperta vera invece perché non conoscevamo la parte nord nonostante
sia appunto così vicina a noi.

Prossimi passi?
Letteralmente? Stiamo riflettendo sui collegamenti del lago, facendo parlare
le cose con fotomontaggi per divertirci e stimolare le persone per vedere il lago come un unicum. Nelle prossime settimane restituiremo le tracce, divulgandole su internet.

Li ho visti, ho riso molto. Un sacco di lavoro ancora quindi…
Sì, ma ci stimola molto e pian piano vedremo di ampliare il gruppo. Magari fonderemo una vera associazione, dialogheremo con le amministrazioni,
forse può essere il modo di fare da collante. Una volta terminata la divulgazione, torneremo a camminare e inviteremo la gente a esplorare
altri posti.

Preparo lo zaino allora.
Leggero eh, mi raccomando, che troppe cose rallentano solo il percorso.

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